Gli esami strumentali da portare con sé in studio per la visita del ginocchio sono sicuramente la radiografia delle ginocchia IN CARICO e la Risonanza Magnetica. Quest’ultima è importante se a monte c’è stato un trauma (anche ad esempio rialzarsi da accovacciati con comparsa di dolore) e la sintomatologia non si risolve. Viceversa nel dolore insorto senza particolari traumi, in pazienti sopra i 50 anni, possono essere sufficienti le Radiografie in carico (come prima indagine).
La valutazione clinica ambulatoriale è importantissima per capire se si tratta effettivamente dell’anca o di problematiche a partenza dalla colonna vertebrale. E’ sempre utile giungere in studio con una radiografia della colonna lombo-sacrale e del bacino + anca in questione. Chiederò l’approfondimento con Risonanza solo in caso di dubbio o in situazioni particolari (ad esempio nel sospetto della necrosi della testa del femore, soprattutto nelle fasi iniziali in cui all’Rx non si vede nulla)
L’algodistrofia, o più correttamente “Sindrome dolorosa regionale
complessa”, è una sindrome che ha come caratteristiche il dolore
spropositato di un’articolazione, unita a tumefazione, sudorazione e
alterazioni della colorazione della pelle.
Spesso insorge dopo traumi
(con o senza fratture) accompagnati da immobilizzazione prolungata (gessi o
tutori). In molti casi, tuttavia, il trauma non c’è nemmeno stato.
In
ambito ortopedico i casi tipici sono al polso (dopo frattura e ingessatura),
al ginocchio, alla caviglia/piede.
E’ una patologia di per sé benigna (à
quasi sempre con risoluzione completa) ma può essere invalidante e durare
molti mesi. L’avvento della Risonanza Magnetica e l’evoluzione delle linee
guida terapeutiche ci hanno aiutato molto nella diagnosi corretta e
soprattutto nella guarigione.
Assolutamente si! Il vantaggio di questo intervento è il ritorno ad una vita pressoché normale, senza particolari dolori o limitazioni funzionali. E’ importante comunicare la presenza della protesi a qualsiasi medico che dovesse proporre atti invasivi o interventi, in quanto bisogna effettuare una profilassi antibiotica specifica.
Si. Alcuni sport sono compatibili con una protesi articolare, soprattutto quelli a media-bassa intensità come le passeggiate (anche nei boschi, in montagna), bicicletta, nuoto, sci di fondo (lo sci da discesa è più rischioso), palestra. Se il paziente praticava già un determinato sport PRIMA dell’intervento, più facilmente tornerà agli stessi livelli. Sono SCONSIGLIATI sport a medio-alto impatto come calcio, basket, rugby, sci da discesa ad alte velocità.
No, normalmente è una terapia sicura. E’ doveroso effettuarle in ambiente ambulatoriale, con accurata disinfezione cutanea e usando i guanti. Essendo un atto considerato invasivo (seppur minimamente) c’è la rara possibilità di infezioni; in casi ancora più rari sensibilizzazioni allergiche (cioè l’articolazione rimane dolorante e gonfia per qualche giorno in più).
NO!! Se sei malato (febbre, malessere generale) devi comunicarlo in quanto NON è possibile effettuare l’infiltrazione. Si può rimandare alla settimana successiva senza che la terapia ne risenta.
La terapia con acido ialuronico ha alle spalle decenni di studi e letteratura internazionale a supporto. E’ sicura e poco dolorosa, se effettuata da mani esperte. Consiglio di affrontarla con serenità e fiducia. L’effetto benefico solitamente viene avvertito DURANTE e soprattutto AL TERMINE del ciclo e viene mantenuto per diversi mesi. Nel caso di artrosi consiglio di ripeterlo annualmente; in alcuni casi saranno necessari due cicli l’anno.
E’ sufficiente riporre le scatole in un cassetto in casa, al riparo da luce, fonti di calore e di umidità. Solo nel periodo estivo particolarmente caldo si può conservare in frigo: tuttavia è utile solo se si vive in una casa che d’estate è calda. Normalmente quindi NON è necessario.
Avere una lesione al menisco NON equivale all’intervento chirurgico di artroscopia. E’ fondamentale valutare la storia clinica di quel ginocchio (COME è insorto il problema; l’ANDAMENTO nel tempo) ed effettuare i test clinici in ambulatorio. Spesso una buona terapia riabilitativa ha la stessa efficacia dell’intervento. In linea di principio andranno incontro ad intervento più facilmente le lesioni dovute a traumi (es distorsioni sportive) in pazienti giovani e attivi.
L’intervento di artroscopia del ginocchio consiste nel praticare 2 fori di
pochi millimetri anteriormente al ginocchio. Servono per introdurre lo
strumentario specifico (telecamera da un lato e strumenti di lavoro
dall’altro) per guardare, nel vero senso della parola, l’interno del
ginocchio e poter regolarizzare la lesione del menisco. Solitamente viene
effettuato in anestesia spinale (vengono addormentate solo gli arti
inferiori per poche ore) e la dimissione avviene entro sera.
Bisogna
utilizzare due stampelle per circa 1 settimana, dopodichè si iniziano gli
esercizi fisioterapici per recuperare l’articolarità e il tono muscolare.
In genere la convalescenza è di 15-20 giorni.
Con un legamento crociato anteriore rotto sarebbe meglio evitare sport ad alta intensità con frequenti cambi di direzione, come il calcio, basket, sci da discesa. L’operazione la consiglio al paziente giovane (al di sotto di 40-45 anni), sportivo, che vuole tornare a praticare sport a buoni livelli. In alternativa all’intervento consiglio un’intensa tonificazione dei muscoli della coscia per stabilizzare il ginocchio e usare ginocchiere/tutori sportivi. Ogni caso clinico è comunque da valutare SINGOLARMENTE.
L’intervento di ricostruzione del crociato anteriore è composto da due fasi
(all’interno dello stesso intervento): la prima fase è il prelievo, dallo
stesso ginocchio, di due tendini flessori (il Gracile e il Semitendine) o la
porzione centrale del tendine rotuleo. Il paziente si troverà quindi un
taglio di alcuni cm anteriormente al ginocchio. La seconda fase è quella in
cui in artroscopia si prepara l’interno del ginocchio per accogliere il
neo-legamento e successivamente si effettuano un tunnel osseo nella tibia e
uno nel femore per permettere lo scorrimento del neo-legamento. Il tutto
viene fissato con dei sistemi di fissazione specifici. Tutto l’intervento
dura circa un’ora.
Il ricovero è di tre giorni.
Nei mesi successivi
il nostro corpo “integra” il neo-legamento per farlo diventare il più
possibile simile all’originale.
Queste sono le tecniche PRINCIPALI di
ricostruzione del legamento; ce ne sono anche altre, seppur con indicazioni
specifiche e precise.
E’ importante valutare lo stato di salute delle nostre ossa, così come proviamo frequentemente la pressione del sangue o la glicemia. L’esame più importante, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la MOC col metodo DXA. E’ una radiografia a basse dosi di alcuni distretti del nostro corpo (principalmente colonna lombare e anca) che ci quantifica la QUALITÀ dell’osso. Ad essa vanno aggiunti degli esami del sangue e delle urine specifici per il metabolismo dell’osso (sono utili per capire ad esempio i livelli di Vitamina D o per capire se l’osteoporosi è legata a problemi metabolici)
L’osteoporosi è una malattia silenziosa. Non avvertiamo sintomi specifici, a meno che si fratturi un osso. L’importanza degli esami è rivolta soprattutto alla PREVENZIONE delle fratture legate all’osteoporosi (vertebre, collo del femore, polso, caviglia), che incidono negativamente sulla qualità di vita. Spesso piccoli accorgimenti quotidiani possono prevenire l’insorgenza della malattia, mantenendo buona la qualità delle nostre ossa. Le terapie farmacologiche sono specifiche per il mantenimento della qualità dell’osso (e per evitare peggioramenti).
Il termine “periartrite di spalla” è da considerare superato, tuttavia viene utilizzato ancora moltissimo e indica un insieme di sintomi legati al dolore e limitazione funzionale della spalla. Può essere legato a sofferenza/lesioni della CUFFIA DEI ROTATORI (un insieme di 4 tendini che avvolgono, come una cuffia, la testa dell’omero) o al CONFLITTO che si genera all’interno della spalla durante alcuni movimenti (tipicamente sopra la testa o alle rotazioni). Va valutata caso per caso per poter proporre le terapie più adeguate (in alcuni casi chirurgiche).
La presenza di calcificazioni (che sono contenute ALL’INTERNO dei tendini
della cuffia dei rotatori) significa avere una ridotta QUALITÀ del tessuto
dei tendini. Le cause sono di solito da cercare in lavori manuali
ripetitivi, piuttosto che da posture (lavorative) viziose e scorrette, o da
alterazioni metaboliche. La calcificazione è spesso la spia di anomalie
biomeccaniche (cioè di funzionalità). Terapie specifiche sono le onde d’urto
che, grazie alle loro proprietà biofisiche, stimolano il riassorbimento
della calcificazione stessa. Difficilmente viene proposto l’intervento
chirurgico per questa problematica.
Da tenere presente che spesso la
calcificazione si manifesta con DOLORI ACUTI alla spalla, insorti in pochi
giorni dal nulla, e che a volte portano il paziente in Pronto Soccorso. Si
può arrivare ad effettuare infiltrazioni cortisoniche per alleviare il forte
dolore.
Ti invito a leggere le sezioni specifiche delle patologie che io
tratto, se non hai trovato le risposte alle tue domande.
Se vuoi parlarmi
del tuo caso clinico, puoi scrivermi una mail all’indirizzo
ortopedico@giovannilongoni.it
Puoi prenotare una visita direttamente dal sito cliccando qui [https://bit.ly/2CEJAX6]
Per informazioni e prenotazioni telefoniche: